Sino al 4 novembre ignoravo cosa fosse una chat, e fino a poco tempo prima nemmeno sapevo cosa fosse, o come si accendesse un computer.
Non mi ero mai avvicinata a quel mezzo se non per scrivere qualche lettera tramite Word, e il risultato non era nemmeno stato dei migliori.
Ma questo fatidico giorno, il 4 novembre, la chat erotica stava per avere il sopravvento su di me e sulla mia vita: mi avrebbe cambiato il carattere e il modo di vivere la sessualità.
Facevo parte in pieno degli stereotipi: donna di mezza età ancora piacente, colta, con un divorzio a causa di un marito svogliato e passivo, madre di due ragazzoni.
Non avevo alcun bisogno sessuale, era come se quella parte di me si fosse spenta del tutto, così come i miei occhi ormai.
Possibile che mi trovassi più a mio agio con sconosciuti della chat?
Non ero d’accordo con quanti sostenevano che la chat fosse solo una perdita di tempo. Pensavo che ci fosse di tutto, anche delle belle persone, e che alcuni, probabilmente nell’anonimato, si aprivano. Forse raccontavano bugie, ma se le bugie erano congruenti che importanza aveva? Erano pure sempre storie, racconti, a volte ripetitivi e spesso sul confine dell’ambiguità sessuale, ma io ero curiosa. E mi piaceva leggerli.
Ero troppo curiosa ed era impossibile non finire così, entravo in uno stato orgiastico, da vera Baccante. Ballavo, mi spogliavo e mi facevo telecomandare. Assolutamente consapevole e consenziente, mi piaceva il sesso virtuale. Non solo, gli davo anche autorizzazione a scattarmi foto e a riprendere piccole sequenze ad alto tasso cinematografico.
Dal momento in cui le scoprii, diventai una dipendente da chat erotica, e ne vado tutto sommato fiera: mi hanno ridato la gioia di vivere, la sensualità e la sessualità che la vita mi aveva tolto, ma che sono riuscita a riprendermi in tempo prima di spegnermi dentro e anche fuori.
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